Visita al MAO

KAKEMONO - CINQUE SECOLI DI PITTURA GIAPPONESE

Domenica 10 aprile, al Museo Arte Orientale di Torino, abbiamo visitato una grande mostra di dipinti giapponesi su seta e su carta, i kakemono. La suggestiva esposizione è divisa in cinque sezioni tematiche: Uccelli e fiori, Animali, Figure umane, Paesaggi, Piante e fiori. Sono rappresentati cinque secoli di pittura e importanti autori, che vengono messi a confronto per il diverso modo di affrontare un identico tema.

L’aggiunta di polvere di conchiglie per far risplendere il piumaggio nel dipinto a sinistra di Maruyama Ōkyō, la rappresentazione delle sette gru (le vedete tutte?) di Itō Jakuchū, l’accenno alla stagione autunnale con la luna nella nebbia di Kawamura Bunpō: stili molto diversi per la stessa protagonista: la gru.


I soggetti sono dipinti in modo esuberante e colorato o invece evocati con abbreviazioni ardite, come in queste coppie gallo/gallina, simbolo di fedeltà coniugale.

A volte, la tecnica pittorica è impressionante, come in queste scimmiette, in cui la morbidezza della pelliccia è resa con la pittura meticolosa di ogni singolo pelo.

… e pensare che si dipingeva seduti a terra, come mostra questo autoritratto di Tani Bunchō.

Delicati soggetti, spesso quasi monocromatici, ciascuno con una simbologia particolare, ben nota all’osservatore giapponese: questi quadri venivano esposti per il periodo stagionale o per l’occasione adatta, poi erano arrotolati e riposti, per lasciare il posto ad altri. Un modo per evitare l’assuefazione che può interessare anche l’opera d’arte, e per far vivere la cultura nell’ambiente della casa.

Tutte le opere in mostra provengono dalla collezione privata di un medico piemontese, Claudio Perino, appassionato conoscitore della cultura giapponese. 

Ce ne sono alcune che stupiscono per il segno quasi calligrafico

o per l’ampiezza del respiro dato al soggetto principale nello spazio

o per l’economia del segno con cui si rappresentano gli elementi, come in questa carpa che risale la cascata, dove l’acqua si vede negli spruzzi che colpiscono il muso del pesce.

Quasi invisibile, osservandola da lontano, quest’altra carpa dietro lo scroscio della cascata; ma se ci si avvicina molto, ecco che appare la sagoma ben definita del pesce, gli occhi e tutte le squame!








La visita, condotta da un’esperta e simpatica guida, ci ha arricchito di bellezza e conoscenza. Tutte soddisfatte, abbiamo terminato la nostra giornata torinese con un buon “bicerin”! 

Nicoletta Fumagalli