Calla: storie e arte

Georgia O’Keeffe, Calla gialla, 1926. Olio su truciolato. Washington, Smithsonian American Art Museum


La calla (Zantedeschia aethiopica) è nativa del Sudafrica, e fu introdotta in Europa nel 1731. Nella lingua Afrikaans, è chiamata Varkoor, ‘orecchio di maiale’; ma dopo il suo arrivo in Europa e in Nord America fu molto nobilitata.


Approfittando della confusione con il nome inglese (Calla lily), che fa riferimento al giglio, sono state attribuite alla calla origini mitologiche antiche greche e romane. Molti siti internet diffondono queste storie, suggestive ma improbabili, che collegano la calla a Venere – gelosa del candore del fiore, lo avrebbe maledetto appioppandogli un antiestetico pistillo.



Zantedeschia albomaculata, da L’Illustration Horticole v.7 (1860), di Charles Antoine Lemaire e Ambroise Verschaffelt 



Renoir, Calla e piante da serra, 1864, Amburgo, Kunsthalle

La calla è protagonista di molte vicende nel mondo dell’arte. Già Renoir ne sottolinea l’eleganza, ma è con il Liberty che questo fiore diventa il simbolo della bellezza sofisticata.
Lampade, oggetti d’arredo, vasi: le calle imperano al volgere del secolo.

Follot e Daum, Lampada - Tiffany & Co., lampada - Vaso con calle, Austria, 1900

Nel 1900, l’architetto francese Octave Raquin costruisce un edificio per ospitare il collegio privato delle signorine Longuet. Lo chiama “Le calle” e lo decora tutto con questo fiore. Lo possiamo vedere ancor oggi a Parigi, nel 7° arrondissement, in rue du Champ de Mars 33. 



Matisse dipinge questo quadro con calle, iris e mimosa a Tangeri, in Marocco. Elemento centrale della composizione è la lunga foglia triangolare della calla, che scende sul davanti del vaso.

Matisse, Il vaso blu, 1913, Mosca, Museo Pushkin

LA GRANDE FORTUNA DELLA CALLA NELLE AMERICHE
Nella seconda metà dell’Ottocento, la calla fu introdotta negli Stati Uniti e diventò un soggetto dell’arte americana, popolare presso importanti artisti. Fu amata in particolare da Georgia O’Keeffe: la dipinse tante volte che dal 1930 fu soprannominata “la signora delle calle”.

Questo quadro rappresenta bene il suo stile, fatto di ampie onde di colore. Secondo Georgia O'Keeffe, “Ciascuno si collega in molti modi a un fiore. Puoi toccarlo con le mani, o chinarti per odorarlo, o magari toccarlo con le labbra quasi senza pensarci, o regalarlo a qualcuno per farlo contento. Ma raramente ci si prende il tempo di vedere realmente un fiore. Io ho dipinto ciò che ogni fiore è per me e l’ho dipinto tanto grande che gli altri possano vedere quello che vedo io.”

Georgia O’Keeffe (1887-1986), Due calle su fondo rosa, 1928. Philadelphia Museum of Art

Georgia O’Keeffe, Calle su rosso, 1928 - Calla in vaso alto, 1923
Miguel Covarrubias (Messico, 1904-1957), caricatura di Georgia o’ Keeffe, “Nostra Signora delle calle”

Anche i fotografi furono affascinati dalla calla. Imogen Cunningham (1883-1976), statunitense è nota anche per le sue foto botaniche e l’attenzione al particolare. Pensava così: “Venerare la bellezza fine a se stessa è un approccio limitato, e certo da ciò non si può derivare quel piacere estetico che si prova trovando la bellezza nelle cose più comuni.”

Imogen Cunningham, Due calle, 1925 - Calla bianca e nera, 1928

Ecco le interpretazioni della calla da parte di altri  famosissimi fotografi: da quelle eteree di Tina Modotti a quella pesante, scultorea di Ansel Adams.

Tina Modotti (1896-1942), Calle, Messico 1924 - Sonya Noskowiak, Calla, 1932
Man Ray (1890 - 1976), Calle, solarizzazione (1930) Getty Museum, Los Angeles (USA)
Ansel Adams (1902-1984), Calla, 1931, SF MOMA, San Francisco (USA)

Robert Mapplethorpe (1946-1989), Calla, 1986, Guggenheim Museum, New York
Calla, 1988

Dagli Stati Uniti  proviene anche questo esperimento artistico/scientifico: ritrarre un fiore ai raggi X.


Dott. Dain L. Tasker, Calla gialla, radiografia, 1938. Joseph Bellows Gallery.

LA CALLA NELL’ARTE: IL CASO DEL MESSICO
Alcuni dei più famosi dipinti del pittore messicano Diego Rivera riguardano le calle.

Diego Rivera (1886-1957), Venditrice di fiori, 1949
Venditrice di fiori, 1942

Il sito dell’artista scrive in proposito: “Date le appassionate convinzioni politiche di Diego Rivera, l’artista qui fa una dichiarazione politica sull’importanza del lavoratore comune per le ricche classi superiori messicane.” 

Messico, oggi.

Ma Rivera accosta la calla anche alla classe superiore, quando ritrae su commissione la collezionista d’arte contemporanea Natasha Gelman – e notate con quanta sensualità la calla compare anche nella forma dell’abito!

Diego Rivera, Ritratto della signora Natasha Gelman, 1943

Perché proprio in Messico tanta attenzione a questo fiore? 
Diciamo che ci sono dei precedenti.

Figurina maya di ceramica, Jaina, Messico, MNA
Farfalla, incisione rupestre, cultura preispanica, Cerro Cuahilama, Santa Cruz Acalpixca, Messico

Belli, vero? Sembra proprio che la calla fosse un soggetto dell’arte più antica. Però, sappiamo che questo fiore fu introdotto in Messico solo alla fine del 1500…. E allora? Gli studiosi di archeologia ipotizzano che non di calla si tratti in queste raffigurazioni antiche, ma di fiori simili, presenti nella flora messicana, come quelli qui sotto. Ecco perché parlavo di “precedenti”; la calla-Zantedeschia, con le sue proporzioni eleganti e il gambo lungo, ha soppiantato la flora locale nell’immaginario artistico.

Xantosoma sagittifolium  - Monstera deliciosa

IN EUROPA E NEL MONDO, FINO AI GIORNI NOSTRI LA CALLA NON HA MAI SMESSO DI ISPIRARE GLI ARTISTI

Tamara de Lempicka, (1898-1980) Calle, 1941
Irma Stern (Sudafrica, 1894-1966),  Natura morta con calle, 1964
 Donna con calle, 1953
Floriana Barbu (Romania), Calla lily, 2009

… e per finire…



"Le calle sono tornate a fiorire" una frase celebre dell’attrice Americana Katharine Hepburn nel film "Palcoscenico.", del 1937.

Nicoletta Fumagalli



Bibliografia: 
http://heritagegarden.uic.edu/calla-lily-zantedeschia-aethiopica/
www.diegorivera.org
Alfredo López Austin, Leonardo López Luján, Alcatraz / Huacalxóchitl Símbolo de la sensualidad e instrumento de placer, in Arquéologia Mexicana, 
http://www.mesoweb.com/about/articles/AM147.pdf